La responsabilità e l’eredità della conservazione della biodiversità locale

BIO CANTINA ORSOGNA
LA CANTINA SOCIALE

La storia della Cantina Sociale di Orsogna (oggi BIO Cantina Orsogna) inizia nel 1964 quando 35 viticoltori si unirono per dare vita un sogno: la Cantina Sociale del paese.
L’amore per la propria terra e della sua gente ha portato la cooperativa ha intraprendere “il percorso della naturalità” in modo di coltivare e produrre in armonia con la natura cercando di salvaguardare la salute delle terre, degli ecosistemi e delle persone. La riconversione è avvenuta passo dopo passo, azienda dopo azienda, attraverso la dimostrazione in campo della possibilità di rinunciare ai prodotti chimici garantendo al contempo una produzione di qualità e quantità. Nel 1995 è iniziato il percorso di conversione al biologico che nel 2022 ha raggiunto il 100% della superfice vitata (circa 1400 ha) e all’agricoltura biodinamica (Demeter) che oggi coinvolge il 45% della superficie vitata aziendale.

PÉ NIN PERDE LA SUMENTE
“Conservare e coltivare la biodiversità come eredità” è l’impegno di BIO Cantina Orsogna. Il progetto “Pè Nin Perde la Sumente” dal dialetto abruzzese “per non perdere il seme”, inteso come origini o tradizioni, è nato dalla collaborazione di BIO Cantina Orsogna con il Parco Nazionale della Maiella e la sua Banca del Germoplasma, con l’obbiettivo di conservare e coltivare i “saperi e sapori contadini”, fondamentali per la sopravvivenza e lo sviluppo dei territori rurali.

VARIETÀ LOCALI, ESPRESSIONE DI CULTURA E MEMORIA CONTADINA
L’agricoltura rappresenta il presidio del territorio e dei paesaggi agricoli, baluardo della salvaguardia dall’erosione delle identità e dei patrimoni delle abilità contadine, da sempre tramandate di generazione in generazione.
La famiglia e la cultura contadina preserva la biodiversità: nel passato la sposa portava i semi in dote insieme al corredo. Le varietà locali sono state riprodotte per secoli in un determinato ambiente, i contadini le hanno coltivate e nel tempo hanno operato un percorso di selezione e addomesticamento e la loro coltivazione fa meno uso di chimica e acqua, riduce l’inquinamento.

“PÉ NIN PERDE LA SUMENTE”: RECUPERO BIODIVERSITÁ DELLA AREE MONTANE E MARGINALI
Il recupero della biodiversità riparte dalle aree marginali e dalle montagne: “la cassaforte della biodiversità”.
Le aree montane negli ultimi decenni sono state testimoni di un notevole processo di spopolamento e abbandono della coltivazione, trasformando le terre in agricole marginali dove l’agricoltura intensiva non è mai arrivata, e oggi sono il rifugio della biodiversità vegetale e animale. Una straordinaria ricchezza di varietà e biotipi, frutto di secoli di pressione selettiva dell’ambiente e addomesticamento dei contadini. Una grande risorsa che rappresenta la specificità del luogo, l’identità della comunità e l’opportunità per le aziende agricole.